L’anno scorso hanno messo in vendita il Rifugio Sogno di Berdzé nella valle dell’Urtier. Con un po’ di amici si scherzava sulla possibilità di prenderlo per abbandonarsi in una valle a cui per altro si accede in auto (per chi riesce) solo due volte l’anno e con orari rigorosissimi. Era una boutade, appunto, perché decidere di vivere in rifugio, anche solo per otto mesi l’anno, ad alta quota, è una scelta estrema. Scelta che ha fatto, per esempio, Romina Huber del rifugio Passo Santner (al Catinaccio), “ospite” in una delle prime versioni di Migrazioni Verticali su ClubHouse, e che dopo aver lavorato come stilista da Etro, ha deciso con il suo fidanzato di trasferirsi a 2800 m per vivere in rifugio cinque mesi l’anno.
Da diversi anni la Fondazione Dolomiti UNESCO accompagna i 66 gestori di rifugio che all’interno dell’area del Patrimonio Mondiale in un percorso di formazione, ascolto e collaborazione. La frequentazione della montagna ha subito in questi ultimi anni cambiamenti qualitativi e quantitativi e gli stessi gestori hanno iniziato a riflettere sulla necessità di trasmettere ai loro ospiti il senso del loro lavoro, il valore di un’attività che è prima di tutto un presidio montano, le difficoltà quotidiane sulle quali vanno calibrate le richieste (e talvolta le pretese) dell’utenza. Quest’ultima parte è particolarmente importante perché, negli anni ci siamo anche abituati a un rifugio “gourmet” e “di design” in alta quota, dimenticando il costo, umano e ambientale, di portare fino a lì alimenti e bevande. E cosa dire dell’acqua dopo una stagione invernale pressoché priva di precipitazioni?
La Rete dei Gestori di Rifugio delle Dolomiti UNESCO ha avuto così l’idea di comunicare direttamente con il pubblico che intenderà salire in quota, la vera realtà della vita quotidiana in rifugio, dando il via all’iniziativa #vivereinrifugio che sarà presentata il 5 maggio alle 17.30 a palazzo Roccabruna di Trento nell’ambito del Trento Film Festival. La speranza è quella di rendere più consapevole l’impatto ambientale di simili ascese, per altro con numeri sempre più importanti, mentre il ruolo dei gestori si configura come delle vere sentinelle di un Patrimonio Mondiale, che vedono prima di chiunque altro le trasformazioni dell’ambiente e i cambiamenti nel modo di frequentarlo.
Le testimonianze raccolte (alcune tratte da Noi Dolomiti UNESCO del giornalista Giambattista Zampieri), saranno la base per una serie di pillole video informative su questa attività unica. Tra le prime testimonianze, quelle di Roberta Silva del Rifugio Roda di Vael, Marika Freschi del Rifugio Pordenone, Raffale Alimonta del Rifugio Alimonta (nella foto di apertura) nelle Dolomiti del Brenta, e Mario Fiorentini del Rifugio Città di Fiume.
Buona Montagna.