Dove dormiremo nei prossimi anni? La domanda sembra scontata, ma nel mondo dell’ospitalità, e cioè di chi si occupa del design dei luoghi dei nostri sonni per professione, c’è sentore di rivoluzione. Con una certa lungimiranza, se entro cento anni le destinazioni delle vacanze saranno Marte o la Luna, isole galleggianti o vette solitarie, se le escursioni nel deserto affronteranno temperature sempre più estreme, è probabile che cambierà anche il set del nostro riposo. È quello che si legge nel rapporto di Hilton sul futuro del mondo dell’hôtellerie, redatto con la consulenza di esperti internazionali tra cui il futurologo Gerd Leonhard. Una conferma arriva da Alta Loma, in California, dove è iniziata la costruzione della Stazione Von Braun, il primo hotel spaziale che inaugurerà nel 2025, quando saranno imbarcate le prime cento persone. Nonostante l’atmosfera da 2001: Odissea nello spazio, i turisti, assicura la Fondazione Gateway titolare del progetto, si sentiranno come a casa.
Riportando i piedi sulla Terra, la sfida immediata consiste nel rispondere alla trasformazione nei costumi dell’abitare apportata dall’effetto Airbnb, nonché all’avanzata della Generazione Z che nei prossimi anni costituirà il 40 per cento dei consumatori. Su di loro, cresciuti nell’epoca della sharing economy, è stato cucito il concept della camera Evolve dello studio Think Future Design: ipertecnologica, con materiali biocompatibili e arredi in cartone, ha pareti mobili che all’occorrenza la dividono in ambienti più piccoli, mentre ingresso, bagno e zona relax sono in condivisione. Una sorta di ostello 3.0, un’ospitalità aumentata, come quella pensata dall’Innovation Lab del gruppo Accor. Dopo il successo di Flying Nest, la camera pop-up disegnata dal francese Ora ïto, sistemata ovunque ci sia da godersi qualcosa, una pista da sci o una spiaggia deserta (nella foto di apertura), ecco The Loft, un alloggio nomade da posizionare a richiesta in prossimità di eventi o festival. Mobilità, flessibilità e personalizzazione, sono del resto alcune delle caratteristiche a cui deve rispondere il design della camera d’albergo del futuro.
All’ultimo Rooms Hotel Design Lab del SIA di Rimini, il progetto di WiP Architecture, Hospitality Next Step, consisteva in uno spazio neutro da configurare al momento della prenotazione secondo funzioni e ambienti specifici richiesti dall’ospite; il Compact Living di Genius Loci Architettura invece, prevede pareti attrezzate e scorrevoli che modulano le diverse zone a seconda delle necessità: lavoro o relax, fitness o cucina; e infine Dichoto-my di Hub 48 è una camera i cui oggetti cambiano funzione a seconda del punto di vista da cui si osservano: specchi-televisori, letti-librerie, scrivanie-armadi. Uno spazio mutevole e su misura pronto ad accogliere il primo dei desideri del viaggiatore prossimo venturo, sempre più free lance, sempre più in movimento, sempre più internazionale: quello di “sentirsi a casa”. Trovare i propri prodotti di bellezza nella toilette, una cassettiera ricercata dal sapore domestico, una tavolo di pranzo o un piccolo angolo cucina o del caffè, sono le strategie adottate per un interior design al servizio non solo del confort di prima necessità, ma anche dei bisogni etici ed emotivi.
E tra i bisogni inderogabili c’è quello di rispettare il dictat della sostenibilità. All’ultima edizione del londinese Independent Hotel Show, l’installazione principale era The Conscious Bedroom, ovvero un prototipo di camera di albergo in cui la sostenibilità è stata applicata a ogni centimetro della stanza, compreso il chilometraggio dei materiali usati per realizzarla, come la bio-lana proveniente da allevamenti di pecore nel Devon per materassi e cuscini. L’approccio ecologico è alla base anche degli 1 Hotel, per ora a West Hollywood e New York, ma prossimamente anche nella cinese Haitang Bay, a Cabo San Lucas, in Messico, a Toronto e nella Silicon Valley, con la dichiarata missione di diventare i leader del design sostenibile nel settore alberghiero. Dati per scontati i sistemi di filtrazione di aria e acqua, la riduzione al minino dell’impronta ambientale, nelle camere ci sono appendiabiti realizzati con materiali 100% riciclati, così come sono riciclati i cinque tipi di legno usati nelle stanze, dove al posto del bloc note si trova una lavagna, e un timer nella doccia sensibilizza sul consumo dell’acqua. E se la natura ci consola, ecco che piante, cascate, terrazze, spazi aperti, entrano nello spazio chiuso dell’hotel. A far da apripista il pluripremiato hotel Jakarta ad Amsterdam dello studio SeARCH dove, oltre allo skybar e a camere proiettate sul fiume Ij, si è immersi in un vero giardino subtropicale con banani, rampicanti, fiori, piante di zenzero e curcuma e un orto botanico con essenze da tutto il mondo.