All posts tagged: turismo di prossimità

Borgo Alive! Una mostra, una piattaforma, e un’App per dare un futuro ai borghi

Devo confessarvi che sono un po’ a disagio quando sento ripetere che siamo “il più” Bel Paese del pianeta, invidiato da tutti, ai primi posti nelle ricerche e trend topic. Quello con i borghi che incantano, mentre il mare blu languisce, e presto ci trasferiremo in massa tra galline e orti bio. Mi chiedo se davvero la bellezza possa bastare a sé stessa e in cuori mio conosco la risposta, e non è rassicurante. Ho deciso che una della mie pillole nel corso di formazione sulle “parole che fanno una destinazione” (prossima tappa Biccari) sarà una sistemica, ma scrupolosa pulizia da ogni retorica. Nessuno più della sottoscritta crede in borghi e comunità, ma quel 70 per cento di paesaggio che compone il nostro territorio italiano in verità manca spesso, e suo malgrado, dello sguardo e delle competenze, quando non delle infrastrutture, per “rinascere” davvero (già rinascere è parola che mi crea alcune inquietudini). Meglio ancora, direi, per vedere se si può ragionevolmente restare in un luogo e creare qualcosa che ti fa mantenere la famiglia. …

Giorgino, un rione di Cagliari insegna a giocare al “nonturismo”

È l’antico conflitto tra viaggiatore e turista, tra chi compra e chi condivide, chi occupa e chi partecipa, chi si sente ospite e chi padrone. Il turismo, di massa, quindi over e quindi sempre un po’ sporco e cattivo, quella cosa che vorremo fare ma non dichiarare, con un senso di colpa che neanche cresciuti in un collegio cattolicissimo. Fino a negare il turismo, pensare a un “nonturismo”, forse per trovare il senso del nostro vagare, per emendarci dall’inquinamento, culturale e materiale, che produciamo andandocene per il mondo. Però, è vero che qualcosa di nuovo, possibilmente non marketi(ng)zzabile, si debba definire per stare decentemente in compagnia dell’altro e dell’altrove. Esce domani, 6 maggio 2021, un libro bellissimo che fa parte della collana Nonturismo di Ediciclo Edizioni: si intitola Giorgino, che poi è un vecchio rione marino di Cagliari, un’isola nell’isola in cui il tempo sembra essersi fermato. L’ha realizzato, in tre anni di lavoro di redazione di comunità, Riverrun, hub di innovazione sociale e culturale del capoluogo sardo. Io (dopo averlo anticipato su Repubblica il …

Le Cinque Terre non sono isole

Ho fatto due telefonate e chiesto alle mie conoscenze alle Cinque Terre cose inconfessabili. Li rivolete i cinesi ammassati sulla banchina della ferrovia, le code per farsi il selfie uguale uguale a quello della foto usata da quella famosa azienda della Silicon Valley, lo smercio come non ci fosse un domani di acciughe fritte che certo non sono di Monterosso, le vostre case piene e voi in campagna, i ristoranti aperti H24, neanche un buco per tuffarsi, gli scogli ammorbiditi dai colori degli asciugamani, la Via dell’Amore sempre chiusa, eppur sempre in prima pagina? Ci hanno messo qualche secondo, titubanza forse di cortesia, ma poi hanno ceduto e hanno detto “sì”. Certo adesso è così bello, sali e scendi senza incontrare anima viva, gli odori ti accarezzano, persino l’aria fredda rende più vividi i colori e vedi l’orizzonte. Là c’è la punta della Corsica, la vedi? Sono così immersi nell’incanto del paesaggio che un giorno è arrivata pure la nebbia ad aumentare la poesia. No, non è nebbia, si chiama caligo, e se è il …

Socialising tourism, il turismo lo fa chi resta, non chi viene

Settimane fa mi chiedevo Cosa resta del turismo in un mondo immobile? Forse, le persone. È probabile che in questa penuria di socialità, in questo bisogno mal espresso di vicinanza affettiva ed emotiva, la mia considerazione sia più un desiderio che un’analisi basata su solidi dati e serie riflessioni sociologiche, eppure qualcosa di vero, e non solo come sentimento personale, c’è. Ho già scritto che, Natasha Grand (direttrice del londinese Institute for Identity) durante la presentazione del Future Brand Country Index  ha sottolineato che i luoghi non possono essere completamente districati dalle persone che li abitano. Che sono le persone che contribuiscono a identità, valori o stili di vita che distinguono un Paese da un altro. Ma vorrei provare a fare un ulteriore passo avanti. Freya Higgins-Desbiolles, studiosa e attivista australiana che si occupa di futuro del turismo e quindi di futuro sostenibile, dice espressamente che per un futuro equo e sostenibile post Covid19 è necessario “socializzare il turismo”. Nel suo scritto Socialising tourism for social and ecological justice after COVID-19, dopo aver spiegato il fallimento de facto …

Dal bleisure al workation. Quando il lavoro a distanza cambia il turismo rurale

Era il febbraio 2016 quando scrivevo, e non per la prima volta, di bleisure , neologismo coniato dall’unione di business + leisure e dato per una delle tendenze più importanti di quell’anno. Si parlava di tecnologia, di sconfinamento dei tempi della vita privata in quelli del lavoro, di nuove possibilità di ospitalità in hotel e agriturismi. Fino a oggi. In un mondo che sembra lontanissimo rispetto a quello di cinque anni fa, e in cui quel bleisure si è trasformato in workcation o per i più workation, ancora un neologismo, nato questa volta dall’unione di working on vacation. Che sia solo per amor di cronaca dei travel trend (che non c’è), poco importa, mentre è interessante vedere cosa si muove intorno a questo supposto fenomeno cucito addosso alla crescita esponenziale dello smartworking, o meglio del lavoro da remoto. Si è parlato molto della possibilità offerta dai più popolari sogni esotici, di trasferirsi in mondi cartolina per alcuni mesi per continuare a lavorare a distanza. A Barbados con Barbados Welcome Stamp; a Bermuda con il visto di un anno Work …

Cosa resta del turismo in un mondo immobile? Forse, le persone

In questi miei primi tre giorni in ClubHouse mi sono concentrata sulle stanze dedicate al turismo. Praticamente, un esercizio di futurologia, essendo, tra i tutti settori investiti da questa incertezza radicale, quello più colpito e per cui,  qualunque cosa si dica, a parte i dati, si deve necessariamente iniziare con se, ma, forse… Eppure, gli interventi sono stati interessanti (quelli organizzati da Roberta Milano per esempio), e specchio di un settore che sta facendo ogni sforzo per trovare una via di uscita da quello che sembra un vicolo buio e cieco. Parlare o scrivere di turismo, quando di turismo praticamente non ce n’è, è un esercizio disperato. Chi sta nelle redazioni dei magazine di viaggi, gli stessi in cui io sono stata per anni, mi racconta delle difficoltà organizzative per portare a casa un reportage, decidere le mete… Tutti d’altra parte lamentiamo di essere “immobili” da mesi e mesi. Volendo aggiungere un aneddoto personale, l’altro giorno, ho letto del progetto del Reina Sofia sul Rethinking Guernica che permette di vedere tutti i dettagli del capolavoro …

Con e-bike, picnic e yoga. Il vino che non ti aspetti

E anche le degustazioni digitali le abbiamo provate. Instagram Live guidati da esperti enologi o sommelier, webinar che ci conducevano, si fa per dire, in cantina o in malga. «La tecnologia è servita a mantenere una vicinanza con clienti e turisti, in alcuni casi ad aiutare le vendite, e sicuramente di questa innovazione obbligata qualcosa rimarrà anche nel futuro, ma il digitale è per lo più uno strumento per la pre e post esperienza turistica tradizionale». Roberta Garibaldi, docente di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo, recentemente entrata nel consiglio di amministrazione della World Food Travel Association, è un’esperta di turismo enogastronomico. «In verità l’enogastronomia non è mai stata la prima motivazione per intraprendere un viaggio, ma senza dubbio negli ultimi anni, il 94 per cento di chi si trovava in vacanza ha voluto fare questo tipo di esperienza. Gli italiani, in particolare, secondo le nostre ricerche, almeno per il 75 per cento tendono a muoversi nel territorio locale quando si parla di enogastronomia, cosa che, visto quello che ci dicono tutti i dati …