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Novel food, i cibi “nuovi” sulla nostra tavola pronti a sbarcare nel 2018

C’era una volta il cibo. Quello che ci dava carboidrati, vitamine, proteine e, non ultimo, le gioie del palato. Che evidentemente non sono bastate se oggi, quando compriamo un pomodoro, pensiamo più alla potente azione antiossidante del licopene che alla sua saporosità, o se, mentre sorseggiamo un vino rosso, ci consoliamo con il resveratrolo che ridurrà il nostro colesterolo cattivo. «Negli ultimi anni, del cibo sono state studiate e rivalutate le singole molecole e principi attivi che agiscono in modo specifico nel nostro corpo» dice Vincenzo Longo, responsabile della sede di Pisa dell’istituto di Biologia e Biotecnologia Agraria del CNR. Con la sua équipe, si occupa di alimenti che, arricchiti di nutrimenti essenziali, acquisiscono speciali proprietà benefiche. Sono i novel food, i cibi “nuovi” con un alto valore nutritivo e che comprendono, oltre a particolari funghi, alghe o insetti, prodotti alimentari modificati nella struttura molecolare. Certo, prima che tutto questo finisca sulla nostra tavola, bisognerà aspettare il nuovo regolamento in vigore da gennaio 2018, ma intanto, qualcuno si sta allineando a quello che è già …

Primo: non sprecare

«Cosa ho cucinato ieri sera? Un cuore. Ero andata dal mio fornitore di latticini di fiducia che ogni quattro mesi abbatte una vacca di pezzata rossa e ne distribuisce la carne: nessuno vuole il fegato, la trippa o il cuore. Io invece ho preso quello e l’ho semplicemente scottato in padella abbinandolo a fragole calde cotte nel loro succo e fave fresche della nostra campagna». Antonia Klugmann, chef dell’Argine a Vencò, Gorizia, è una delle voci più interessanti del panorama dell’alta cucina. Incanta e stupisce anche quando, a Identità Golose, presenta i nervetti di vitello ricavati da un ginocchio che il macellaio le ha regalato con nespole e caffè. «Dobbiamo imparare a valutare le materie prime al di là del loro prezzo di acquisto. Lo spreco è una delle cose più ineleganti che si possono fare. E sprecare significa soprattutto trattare i prodotti della terra come se fossero oggetti qualunque. Come se non avessero in sé un percorso produttivo e di vita». Pare quasi una febbre comune, tra gli stellati padroni di cucine e palcoscenici, …

Tutti pazzi per gli chef

[Pubblicato su Gioia! n. 25 giugno 2015] Alla fine è andata così. Pensavamo che il Ventesimo secolo fosse stato quello della liberazione sessuale e, nel Ventunesimo, ci ritroviamo, ancora, tra padelle e fornelli. L’unico fuoco della passione brucia lento sotto uno stracotto e il solo letto che frequentiamo sembra quello delle erbe aromatiche che accompagnano i filetti di cernia. Gianfranco Marrone, saggista e semiologo, autore dell’acuto Gastromania (Bompiani), non ha dubbi: «L’uomo è l’unico animale che trasforma il cibo prima di mangiarlo e lo chef, storicamente, è sempre stato considerato una sorta di mago. Un alchimista dei sapori, fino a poco tempo fa conosciuto solo dai critici gastronomici, e che oggi è semplicemente uscito dalla sua stanza per entrare nella ribalta mediatica; mentre nei ristoranti, è la divisione stessa tra sala e cucina a sparire, con i commensali che lo chiamano al tavolo per conoscerlo». Perché stupirsi quindi, se le trasmissioni più seguite continuano a essere quelle a base di ricette e impiattamenti, o se, per assaggiare il menu di René Redzepi, padre del locavorism …