Venti anni di junkspace
Quello che segue è un articolo dal titolo Junkspace pubblicato ben venti anni fa, precisamente nel numero di febbraio 2001 del mensile Gulliver. Mi è capitato sotto gli occhi facendo pulizia sul Mac e i vari dischi esterni. Non credo che oggi nessuna rivista di così detti viaggi pubblicherebbe una cosa simile. Eppure, se c’è un viaggio che abbiamo fatto, è quello indicato in queste righe. Non mete, ma emozioni, desideri, persino paure. Oggi si parla tanto di storytelling, dell’egemonia delle storie, e io mi chiedo se ci vuole solo un po’ più coraggio. Dopo il cibo, anche lo spazio. Tossico, manipolato, alterato. E, come si conviene, consumato in fretta. Tra un aeroporto e un altro, tra i labirinti umidi della metropolitana e quelli affollati di un centro commerciale, tra il caos asfissiante di una tangenziale e il silenzio profumato d’incenso di un tempio buddista ricavato in un garage. Sovrapposizioni casuali, che sfuggono a ogni regolamentazione urbanistica, e che pure costituiscono l’anima, il senso, e le contraddizioni di una città contemporanea. L’olandese Rem Koolhaas, uno …