Le case che siamo (diventati)
Sono almeno quattro miliardi le persone in tutto il mondo che negli ultimi mesi hanno prolungato la permanenza tra le mura domestiche. Così, quell’intimo luogo dell’abitare sui cui per anni, come scrive Luca Molinari, docente di Teoria e Progettazione dell’Architettura presso la Seconda Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, nella sua nuova edizione di Le Case che Siamo (Nottetempo), si è riflettuto poco e discusso ancor meno, dandolo quasi per scontato nei suoi spazi ed evoluzioni, si è ripreso tutto il suo valore emotivo e progettuale. Non nel senso di “casa dolce casa” va detto, ché in effetti, quei metri quadrati delimitati dalle solite quattro pareti hanno svelato il loro lato sinistro, ma in quanto rifugio in cui ri-costruire e ri-mettere in scena la complessità della nostra esistenza. E della nostra convivenza. Vita, lavoro, formazione, divertimento, amore, relazioni. Come ha affermato Michele De Lucchi in una recente intervista a L’Espresso, bisogna forse imparare a “essere meno incatenati agli spazi, agli oggetti e alla loro disposizione”. Flessibilità e trasformabilità sono quindi sono i tratti salienti, e …