Pane al pane
[Articolo pubblicato su Sette il 31 gennaio 2014] Se mai ci sarà una rivoluzione del nostro modo di vivere, comincerà dal pane, come è sempre successo. In una stanza di poche decine di metri quadri a Fobello, un paesino di 140 abitanti in Val Mastallone, valle alterale della Valsesia, tra un forno, un piano di lavoro, i cesti di pani e i sacchi di farina stoccati, queste parole risuonano come una speranza. Eugenio Pol si è trasferito qui una decina di anni fa e, da allora, ha sempre cercato di fare un pane che profumasse di grano. Quel grano che scendeva freddo dalle macine a pietra e che nel pane moderno è stato annullato dall’aroma del saccharomyces cerevisiae: il lievito di birra. Eugenio Pol comincia a lavorare alle due del mattino e sta con il suo pane fino alla mezzanotte del giorno successivo. Non ha celle di lievitazione, ma una pasta madre che ha ottenuto con il 50 per cento di monococco – lo stesso tipo di cereale trovato nello stomaco di Oetzi per intenderci …