Facciamolo crudo
Nell’epoca del cibo ossessione, passato, come scrive l’antropologo Vito Teti nel suo ultimo Fine Pasto (Einaudi), dall’essere un’utopia per le “pance vuote” al troppo pieno, di senso e di fatto, delle nostre tavole, non poteva mancare la variante del crudismo. Che ci dovrebbe riportare, secondo le parole di Stefano Momentè, esperto di alimentazione e autore di numerosi libri sul tema, «al cibo originario, il più vicino possibile allo stato naturale e per questo ricco di tutti i nutrienti in forma perfetta». Il cibo che ci accomuna agli altri essere viventi del pianeta insomma, i quali, al contrario di noi, non lo cuociono, non lo mescolano e se ne nutrono solo quando hanno fame. Questa, per così dire, l’apparecchiatura salutista e socioculturale, contornata dalla solita sfilza di star che giurano di seguire la dieta crudista, almeno nella sua versione contemporanea, quella cioè che oltre ai vantaggi nutrizionali, appaga palato e vista. Un crudismo gourmet che rispetta le regole di un regime alimentare che prevede un consumo prevalente di verdure e frutta di stagione, quindi di semi …