Glamping, il campeggio è di moda
[Articolo pubblicato sul mensile Amica giugno 2014] Diciamolo francamente. I tempi da giovane Holden che, con centottanta dollari in banca, si rifugiava in “quei campeggi di casette di legno o posti del genere”, non ci sono più. Almeno per noi. Noi che, al contrario dell’eroe di Salinger, New York la amiamo e l’abbiamo sempre amata così com’è, e che quando varchiamo la soglia di un campo tendato spesso siamo colte da quel sentimento di precarietà del gusto che subito carica di dubbi e disagi la leggerezza della vacanza. Ma se Maometto non va alla montagna, non è detto che il percorso inverso sia altrettanto pigro. I tempi moderni cercano costantemente di rianimarsi con idee audaci, quelle che in gergo chiameremmo tendenze. Il glamping, nel caso specifico, nasce proprio dall’unione di due parole apparentemente destinate più a creare un ossimoro che un neologismo: glamour più camping. Ovvero lusso, privacy e comodità, portate sotto una yurta. O un tipi, una khaimah o, ancora, un pod abitabile piazzato su un albero. Perché, che sia un remake del rifugio …