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La montagna attraverso l’obiettivo

Non ci si stanca mai di guardare la montagna. Chi ha la fortuna di frequentarla assiduamente sa però che l’autunno è uno dei periodi più belli. E da molto tempo prima che ci invaghissimo per il foliage. Uno dei modi per vivere la montagna fuori stagione, è quello di guardarla attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica. «Negli ultimi dieci anni molte persone appassionate di montagna, che l’hanno frequentata solo in estate, con la “scusa” della fotografia hanno scoperto una montagna “altra”. I trekking fotografici sono per i territori un’opportunità, a mio parere ancora poco esplorata, per promuovere in modo consapevole un turismo lento e di qualità. Si tratta dell’esatto contrario di quello “mordi e fuggi”, perché grazie alla fotografia si possono scoprire luoghi e storie con profondità, leggere il paesaggio, incontrare chi vi abita e frequentare le terre alte tutto l’anno».

Uno scatto durante i trekking fotografici di Mirko Sotgiu

Chi parla è Mirko Sotgiu,  fotografo e regista di montagna, giornalista, accompagnatore di media montagna, che organizza trekking fotografici (qui le info). «La montagna ha molto da mostrare, ma siamo sempre noi che dobbiamo osservare, che dobbiamo imparare a guardare, trovare quel “di più” o il “nascosto”. L’obiettivo, la macchina fotografica, non ci mostra nulla se noi non sappiamo osservare. Anzi, il segreto è proprio allontanarsi dalla tecnica per poter sfruttare al meglio la nostra visione e non quella chiusa dalla lente».

Uno scatto durante i trekking fotografici di Mirko Sotgiu

Il problema è che spesso siamo sopraffatti dalle immagini di montagna. E per questo habitat, vale sempre la legge di Instagram, ovvero cerchiamo sempre di andare in quei luoghi, o quanto meno di riprodurre quella narrazione visiva che subiamo dai social. Ecco perché Luca Fontana, giovane fotografo italiano specializzato in luoghi selvaggi, con i suoi compagni di trekking fotografico (i prossimi a fine ottobre all’ Alpe Devero ) stipula il Patto del non racconto, ovvero la promessa di rispettare l’integrità e la segretezza di quel luogo guardato attraverso l’obiettivo, senza rivelare i dettagli dei luoghi dell’escursione, né di geolocalizzare le foto pubblicate sui social. Fontana dice di preferire la montagna fuori stagione «Perché torna al suo stato naturale, l’afflusso turistico si normalizza, lontano dalla smania di chi vuole fare tutti insieme la stessa cosa», e dice che la fotografia paesaggistica è uno strumento di connessione più che di espressione. «Permette, in un mondo di corsa, di soffermarsi sul territorio naturale, cogliendone dettagli e sfumature che non emergono a un’occhiata veloce. Per me la fotografia è innanzitutto un processo intimo e personale. E nel momento in cui ci chiediamo se e quando geotaggare un luogo ci mettiamo al centro della sua tutela. Diventiamo soggetti attivi della sua salvaguardia».

Per esplorare valli e vette lontane dai percorsi di massa, Fontana chiede di essere buoni camminatori,  e forse di essere curiosi visto che nel calendario 2023, oltre ai cinque giorni al cospetto del Monte Bianco, sono previste esperienze legate al foraging e al forest bathing. Esperienze in cui la fotografia è sempre una via che ci insegna a non consumare i luoghi. A restare, appunto, dietro l’obiettivo. Anche la Fondazione Dolomiti UNESCO, nell’ambito degli Incontri d’Alt(r)a Quota (nella foto di apertura e a sinistra), ha chiuso la stagione estiva 2022 con un trekking fotografico all’Alpe di Siusi e alla Cima di Terrarossa, dove si sono potute cogliere le luci e i colori del tramonto tra il Catinaccio e lo Sciliar. «Al di là delle immagini che cerchiamo di catturare, dobbiamo sapere dove ci troviamo e chiederci se conosciamo davvero il territorio o se siamo solo influenzati dai social», ha detto il fotografo agordino Moreno Geremetta. «Bisogna integrare la ricerca estetica con la conoscenza di storia e geologia: responsabilità è anche questo. Ché gli unici segni del nostro passaggio, oltre alle foto che scattiamo, dovrebbero essere le nostre impronte sul terreno».

La montagna però è anche il regno della sfida. Arrampicata, sci alpinismo, hiking, trail running, MTB… Francesco Pierini, insieme a quattro fotografi sportivi italiani (Alex Faedda, Samuele Cavicchi, Chiara Guglielmina, Giovanni Danieli), ha fondato l’Outdoor Photography Academy, un’accademia fotografica dedicata a chi vuole specializzarsi negli action sport e nell’ambiente outdoor. Lo chiedono anche gli amatori. Scattare mentre si è appesi a una parete, su una cresta di montagna, o si va in mountain bike. Tutto, deve restare tracciato, immortalato, memorizzato. È forse quella parte di montagna eroica ed epica che cerca una nuova rappresentazione, una nuova narrazione visiva. E forse anche una nuova relazione.

Buona montagna

 

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