[Pubblicato su Sette/CorrieredellaSera 22 maggio 2015] Imparare tutto sui segreti dell’orto, dalla semina al raccolto. Vangare, piantare, raccogliere i frutti migliori. Preparare il terreno. Oppure farsi insegnare tutti i segreti per una legatura perfetta del culatello prima di metterlo nelle cantine umide a stagionare. E non siamo né in un orto urbano, né in un’azienda agricola a fare i lavoratori stagionali. Siamo in vacanza, in un castello contornato di rose a Polesine Parmense dove alla fine del Settecento Maria Luigia duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla moglie di Napoleone, aveva insediato la sua guardia per controllare i traffici fluviali, e che ora è un relais, l’Antica Corte Pallavicina. Massimo Spigaroli è lo chef, il padrone di casa e il mentore che, da agosto a ottobre 2015, accompagnerà in questa sorta di attività alternativa i suoi ospiti. A metà tra horticultural therapy e gioco di ruolo, quello che succede alla Corte rientra perfettamente in quella personalizzazione dei servizi che l’ospitalità sta cercando di mettere a punto. Esperienze su misura, un rapporto diretto con proprietari e abitanti del luogo, coinvolgimento diretto nella gestione e organizzazione del tempo libero. E questo non solo per andare incontro ai Millenials che, secondo i numeri della School of Hotel Administration della Cornell University, saranno il 50 per cento di tutti i viaggiatori entro il 2025, ma soprattutto perché, come sentenzia il Glion Institute of Higher Education, considerato uno dei tre migliori al mondo nella specializzazione in Hospitality, chi saprà regalare ricordi e storie da raccontare, salirà nelle preferenze dei clienti. Vecchi e nuovi, che sempre di più arrivano da Emirati Arabi, Brasile e Cina.
Tanto per cominciare, quindi, invece di un’accoglienza anonima, diamo una qualifica, un nome e un cognome. Carmen, italo- rumena, consigliera comunale a Battaglia Terme nonché studiosa del territorio Veneto, dai colli Euganei alla laguna, in qualità di Local Advisor accompagna gli ospiti del Galzignano Golf Spa & Thermae Resort alla scoperta della tradizionale voga alla veneta a bordo di tipiche imbarcazioni a remi in legno sul Canale di Battaglia. Si incontra anche Riccardo Cappellozza, uno dei fondatori del Museo della Navigazione Fluviale, nonché l’ultimo dei barcàri che sa tutto, ma proprio tutto, sulla storia e leggende dei luoghi. La campionessa di ciclismo svizzera Nicole Brändli, tre volte vincitrice del Giro d’Italia femminile, o l’allenatore di running Fausto Bigolin, saranno invece i personal coach dell’Hotel Eden Roc di Ascona, in Svizzera spesso accompagnati, la domenica, dallo stesso direttore dell’hotel Daniel Schälli in tenuta sportiva. Mentre all’isola d’Elba, al Boutique Hotel Ilio di Capo Sant’Andrea, che riapre il 14 maggio completamente rinnovato, il personal manager è lo stesso patron Maurizio Testa, elbano da generazioni e per questo guida ideale non solo per gite in barca tra le calette con tanto di snorkeling in compagnia di biologo marino o trekking alle ville di Napoleone o a Pianosa, ma soprattutto per poter entrare in aziende agricole e vigneti solitamente inaccessibili. Sono i piccoli privilegi costruiti per dare più valore all’ospitalità, come quelli, in Sicilia, riservati a chi dorme tra i cuscini del Il Picciolo ai piedi dell’Etna che, oltre alle classiche escursioni in quad sul vulcano, potrà decidere se far conoscenza del signor Wiegner, svedese trapiantato in Sicilia, e dei suoi vini, oppure se pranzare con la famiglia Graci, antichi agricoltori proprietari dell’omonima Cantina, in una vecchissima casa colonica immersa nel più antico palmento della Sicilia. E a chi, in Salento, non ne può più di masserie gourmet e spiagge effetto Maldive, all’Acaya Resort trova, all’ombra degli olivi, i laboratori di scultura in pietra leccese con uno degli artisti più importanti in “materia”, Renzo Buttazzo.
Luoghi, storie e persone dunque. Tanto che si comincia a chiamarlo turismo relazionale. A dare il benvenuto davanti l’ingresso di The Balmoral a Edimburgo c’è un elegante signore di una certa età. Baffi brizzolati che nascondono un sorriso, gote rubiconde e kilt d’ordinanza. È Andy Fraser, il Tartan Butler dell’hotel. Perché chi prenota qui, lo fa non solo per avere un ottimo servizio, ma anche per ricercare le proprie origini scozzesi, ristabilire i contatti con gli antenati e farsi realizzare un kilt con i colori del clan di appartenenza. Nel Castello di Vollore, tra le montagne dell’Auvergne, saranno invece i discendenti, veri, del generale Lafayette ad accogliervi. Questa maison d’hôtes è infatti il loro castello di famiglia e ha una collezione unica di cimeli di famiglia che risale alla Guerra d’Indipendenza. «Negli ultimi anni abbiamo registrato una crescita del 30 per cento intorno alla domanda di proposte viaggi che offrano esperienze diversificate ed esclusive», dice Cristina Pozzi, direttore generale e co-founder di Wish Days ed Emozione3, pacchetti che offrono oltre 30mila avventure a tema, con una prevalenza, vista la richiesta di food e benessere.
Ma, una delle emozioni più ricercate, rimane sempre quella di stare a contatto con la natura e con i costumi del luogo, partecipando magari attivamente al sostegno della comunità. Cosa che vale anche per le destinazioni a cinque stelle, visto che neppure il lusso può più permettersi di sganciarsi da concetti come la sostenibilità (anzi ne accresce la reputazione) o rinchiudersi in villaggi senza curarsi di quello che succede al di fuori. Michael Lutzeyer, rumoroso e vulcanico personaggio, è il proprietario della riserva privata di Grootbos, a 160 chilometri da Cape Town (nella foto, il balcone privato di una suite). Le sue sono camere immerse nella natura e con viste spettacolari sulla Walker Bay, ma chi viene qui sa che bisogna “lavorare” per la natura e il popolo sudafricani. Aiutare nella tutela dei 1750 ettari di fynbos e collaborare con Green Futures, una scuola per botanici anno frequentata da dodici ragazzi della vicina township di Masakhane. E sanno che un terzo degli introiti turistici della Grootbos Reserve, che provengano dalle uscite per l’avvistamento di balene o squali bianchi o dalle passeggiate a cavallo, vanno a sostegno della Grootbos Foundation che è poi quella che ha “regalato” il Centro Sportivo di Gaansbai (un campo di calcio, uno di hockey su prato, uno di netball) ai ragazzi della zona. Anche chi arriva al Lémuria Resort di Praslin, alle Seychelles, non è solo per stendersi al sole. Qui, il turtle manager Robert Matombe, può persino venirti a svegliare di notte, se lo hai allertato, per aiutare i piccoli di tartaruga nel loro viaggio verso il mare o osservare da vicino la schiusa delle uova che di solito avviene fino a fine maggio. E se non ci sono le tartarughe, ci si può sempre occupare dei coralli o del Magpie Robin delle Seychelles, un piccolo uccello letteralmente salvato dall’estinzione grazie al Conservation Program sviluppato dal resort Fregate Island Private, insieme a biologi e studiosi di tutto il mondo che guidano gli ospiti alla scoperta rispettosa e consapevole della natura. Alcuni, rimangono a prendersi cura dei piccoli di tartaruga nella nursery con la possibilità, per chi lo desiderasse, di partecipare al programma adottando un esemplare.