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L’estate del Villaggio

[Pubblicato su Sette/CorrieredellaSera del 22 maggio 2015] Negli anni Sessanta era il Villaggio voluto da Enrico Mattei per i dipendenti Eni. Ma era anche il tentativo di costruire un luogo nuovo di socialità e comunità, ed è stato, negli anni dell’abbandono, meta di pellegrinaggio di architetti perché, questi oltre 100 mila metri quadri sopra Borca di Cadore, con più di 250 ville, due alberghi, una colonia e un campeggio, sono uno degli esempi più alti di architettura alpina. A firmarla fu Edoardo Gellner, famoso per le Olimpiadi Invernali del 1956 e che nella chiesa collaborò con Carlo Scarpa. Ma, come dice Gianluca d’Incà Levis, curatore di Dolomiti Contemporanee e Progetto Borca «L’architettura non serve per essere contemplata, ma vissuta». Così, sarà lo stesso Levis a fare da guida durante la visita del 16 maggio, la prima della stagione. Poi le aperture saranno comunicate su progettoborca.net fino a luglio, quando il sito sarà mostrato ogni week end. «La colonia è il vero oggetto della rigenerazione. Gli artisti vi lavorano utilizzando “parti” del luogo: dalle coperte di Lanerossi con il cane a sei zampe all’arredo». Ma quello che rivive è anche la potente aneddotica della creatura di Mattei. Si narra, per esempio, che quando un ministro russo gli regalò un orso, lo portò qui e qui, l’orso Misha visse per 10 anni. Durante l’estate, previsti talk, concerti ed eventi speciali, perché lo scopo è quello di «restituire il Villaggio alla comunità e al territorio cadorino». Solo allora, con la partecipazione di tutti, dai proprietari agli enti locali, fino ad aziende come Pirelli o Richard Ginori, presenti fin dall’inizio, il Villaggio tornerà a essere luogo vivo. Meno ideale, ma più reale.

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