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Quel filo di lana che unisce la Valgrisenche

Trama e ordito. Telaio e spole. Tessere la lana è un gesto simbolico che mette radici nell’antichità e nei nostri miti. Per lo più arte femminile, a volte associata all’inganno, ma anche al lento fluire del tempo, e dei tanti destini. In Valgrisenche, le pays des tisserands, la lana si tesse con uno speciale telaio a quattro licci dal 1700. Se ne trova ancora qualcuno nelle case più vecchie, anche se non più nelle stalle, l’ambiente più caldo e umido dove un tempo era sistemato, mentre altri nove, sempre in legno e conformi agli originali, sono nel laboratorio di Les Tisserands, una cooperativa di quattro donne, Luana Usel, Emy Maguet, Aloyanne Aslik e Caroline Houal, che mantiene viva l’antica tessitura del DRAP della Valgrisenche. «Un tempo erano gli uomini a premere i quattro pedali, spingere il pettine e far andare il telaio. Le donne in vero si occupavano della lavatura, filatura e tintura, compiti meno pesanti» dice Luana. «Oggi siamo noi che tessiamo secondo la tecnica tradizionale, offrendo anche tessuti più moderni, magari più morbidi e con filati più sottili, per creare capi d’abbigliamento, tende, cuscini, coperte, accessori come borse e cappelli. E naturalmente il Drap, questo tessuto in pura lana che non è né panno, né lana cotta, tessuto su telai di altezza 40 cm e lunghi fino a due metri e mezzo».

Intrecci di vite

Ma filare la lana, si è detto, è molto di più che un intrecciare di fili. Les Tisserands è, innanzi tutto, un intreccio di storie di vite: Aslik, 60 anni, vive ad Arvier e viene dall’Armenia; Caroline, 43 anni, si è trasferita in Valgrisenche dalla Francia e ha deciso di vivere qua con la famiglia; Luana, 40 anni, è figlia d’arte, avendo ereditato questo mestiere antico dalla madre; così Emy, originaria di Chambave, ma sposata con un ragazzo nati e cresciuto in questa valle considerata tra le più selvagge della Valle d’Aosta. E filare la lana è anche forse il desiderio di riprendere le fila di un antico destino. «Il vero valore del tessuto in pura lana della Valgrisanche non sta tanto nella sua morbidezza o nel pregio del filato, ma nel valore che noi restituiamo a una materia prima, la lana delle pecore, tecnicamente considerata un rifiuto speciale», spiega Luana. «Noi curiamo tutta la filiera: per questo utilizziamo solo lana locale di pecora Rosset, una razza autoctona di cui si contano poco più di mille capi in tutta la regione e utilizzata solo per la carne, restituendo valore a uno scarto e offrendo la tosatura che per gli allevatori sarebbe un costo».

Mo’delaine e la (ri)scoperta della valle

All’interno di questa volontà di valorizzazione è nata la manifestazione MO’DELAINE (il prossimo 3 e 4 settembre in Valgrisenche) che vuole far scoprire al grande pubblico le tante possibilità d’uso in chiave ecosostenibile di questa materia prima. Durante laboratori, conferenze, proiezione di documentari, sulla piazza della chiesa di Valgrisenche Chef Lieu, nei locali comunali e del salone polivalente, alla presenza di relatori nazionali e personalità del mondo tessile e del digital knitting, si scopriranno gli ambiti più diversi, dalla bioedilizia all’arte, in cui la lana da scarto si trasforma in risorsa. Una risorsa anche per il territorio visto che MO’DELAINE, ponendosi come evento di riflessione e di riferimento per il mondo della lana, vuole anche diventare un motore di promozione culturale con una ricaduta turistico-economica sulla Valgrisenche, creando un vero e proprio calendario di incontri e laboratori in diversi momenti dell’anno: «Durante quei giorni le strutture ricettive sono al completo, molti vengono per la lana e poi ritornano perché vogliono conoscere meglio la valle, e viceversa», conclude Luana.

Il programma dell’evento lo trovate qui.

Buona montagna

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Manuela Mimosa Ravasio è una giornalista professionista con una formazione da architetto. Ha lavorato per anni come caporedattore scrivendo di società e attualità in riviste del gruppo RCS e tutt'ora firma per i maggiori quotidiani e settimanali nazionali. Oggi svolge la sua attività da libera professionista offrendo anche consulenze in comunicazione, progettazione di contenuti e strategie narrative, e formazione per la promozione di territori.

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