[Pubblicato su Sette/CorrieredellaSera 15 maggio 2015] «In questo momento in cui tutti parlano di cibo, mi sembrava opportuno invitare gli studenti a farsi portatori, e divulgatori, di una particolare cultura che si chiama Dieta Mediterranea». Ugo La Pietra, progettista tra i più eclettici e sperimentatori della storia del design italiano, nonché coordinatore della Creative Academy, la scuola internazionale di design fondata a Milano dal gruppo Richemont nel 2003, spiega così le ragioni che hanno portato a trasformare un laboratorio didattico in una mostra (promossa anche dalla Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte) che sarà ospitata nella Sala del Collezionista del Museo Poldi Pezzoli dal 21 maggio al 15 giugno prossimi. «Se la Dieta Mediterranea è patrimonio dell’Unesco, lo dobbiamo non solo al modello nutrizionale che tutti conosciamo, ma al fatto che essa rappresenta un rituale che esalta l’esperienza sociale della convivialità. Stare insieme, riunirsi attorno a un tavolo, scambiarsi storie e piatti, è un modo per promuovere il senso di una comunità».
E attorno a un tavolo si siederanno virtualmente i venti studenti che, attraverso i loro lavori, rappresenteranno le venti regioni italiane. Ognuna esaltata nella sua diversità, che poi è figlia, come dice La Pietra, della diversità dei loro singoli comuni. Un modo per dare valore alle peculiarità del territorio rispetto all’uniformità della globalizzazione, ma anche una strategia per creare una connessione tra il design, il sapere artigiano e i nuovi modi di progettazione digitale, stampante 3D compresa. Così, per realizzare gli oggetti che decorano la tavola imbandita (il tavolo Leonardo è disegnato da Marco Ferreri e realizzato dagli artigiani di Morelato), tra bicchieri, contenitori per spezie, caraffe per l’olio, l’acqua o il vino, vassoi, piatti di portata, contenitori per uova o verdure, centrotavola e candelabri, sono stati impiegati tre diversi laboratori. «È importante fare convenzioni con le botteghe degli artigiani locali, anche perché negli ultimi anni, questo tipo di relazione dalle scuole è praticamente sparita, nonostante essa rappresenti un vantaggio sia per gli studenti che per gli artigiani» conclude La Pietra. Nella sala sarà così proiettato un video che mostra la produzione degli oggetti realizzati nel laboratorio di ceramica Puzzo, responsabile dei piatti dedicati alle varie regioni e poi decorati a mano; in quello del vicentino Massimo Lunardon, maestro del vetro soffiato a bocca; e presso Opendot, un fab lab che integra competenze manuali a tecniche digitali.