[Articolo pubblicato sul mensile Amica giugno 2014] Diciamolo francamente. I tempi da giovane Holden che, con centottanta dollari in banca, si rifugiava in “quei campeggi di casette di legno o posti del genere”, non ci sono più. Almeno per noi. Noi che, al contrario dell’eroe di Salinger, New York la amiamo e l’abbiamo sempre amata così com’è, e che quando varchiamo la soglia di un campo tendato spesso siamo colte da quel sentimento di precarietà del gusto che subito carica di dubbi e disagi la leggerezza della vacanza. Ma se Maometto non va alla montagna, non è detto che il percorso inverso sia altrettanto pigro. I tempi moderni cercano costantemente di rianimarsi con idee audaci, quelle che in gergo chiameremmo tendenze. Il glamping, nel caso specifico, nasce proprio dall’unione di due parole apparentemente destinate più a creare un ossimoro che un neologismo: glamour più camping. Ovvero lusso, privacy e comodità, portate sotto una yurta. O un tipi, una khaimah o, ancora, un pod abitabile piazzato su un albero. Perché, che sia un remake del rifugio nomade del popolo Mongolo, del cono di pelli e corteccia di betulla degli indiani d’America, o della tenda dei nomadi berberi, lo spirito è sempre quello.
Esiste, oramai, un modo moderno di stare in tenda, quello che Mary Jane Butters, per il New York Times colei che dalla sua fattoria in Idaho ha coniato il termine glamping un paio di anni fa, spiega nel suo libro Glamping with Mary Jane (Gibbs Smith Ed.). In fondo, anche una Calamity Jane qualunque dovrebbe ricordarsi di indossare gli orecchini prima di andare a pescare e sapere che il barbecue può essere apparecchiato come il pranzo di Babette. Il che significa, in pratica, freschi letti di lino, bagno con vista panoramica, cuoco a domicilio, veranda, giardino e, in alcuni casi, piscina privata. Emanuela Padoan, avvocato, ha allestito nel 2009, nel giardino di una casa rurale risalente all’epoca Napoleonica nell’entroterra della Laguna Veneta, la sua prima tenda per alcuni amici. Poi ne ha sistemate altre tre, The Guardian ha inserito il suo Lodge Resort Canonici San Marco di Mirano tra i migliori dieci boutique camping in Europa, e lei scopre che il suo modo di intendere l’ospitalità aveva un nome e stava diventando una tendenza internazionale. Mobili e tessuti d’epoca recuperati durante i tanti viaggi in giro per il mondo, vecchie inferriate siciliane trasformate in tavolo da pranzo, letti a baldacchino e armadi anni Venti, poltrone balinesi. E proprio a Bali, Emanuela ha appena allestito un altro campo chic, il primo dell’isola indonesiana, immerso nella natura incontaminata che circonda Ubud.
Sono d’altra parte i dati e le statistiche a dire che il glamping sarà uno dei trend turistici del 2014. Una vacanza sostenibile, eco addicted e lontana dalle folle, che non rinuncia ai confort deluxe, dai lampadari di cristallo al wifi. Certo, il fenomeno ha anche una sua spiegazione, per così dire, sociologica, secondo la quale il glamping non è che la versione vacanziera di un crescente nomadismo. E di uno stile di vita che premia tutto ciò che è effimero, passeggero, transitorio. Fu il sociologo tedesco Werner Sombart a definire per primo il nuovo arredamento delle case “da campeggio”, con abitazioni anonime in cui noi, essendo sempre pronti a un imminente trasloco, pianteremmo solo tende. Di fatto, il Novecento è stato il secolo in cui mobili e abiti hanno cominciato a farsi più leggeri e trasportabili, e ora che i pop-up hotel e i temporary shop sono all’ordine del giorno, che il numero delle persone che accederà a Internet da smartphone sta per superare quello delle connessioni da pc domestico, il nomadismo è diventato semplicemente il codice della nostra modernità. Così Miuccia Prada impianta una tenda nel deserto di Doha insieme a Damien Hirst per celebrare il dialogo tra arte e moda, Adidas chiama Tom Dixon per pensare a un kit-valigia (tra l’altro fresco vincitore del Travel + Leisure design awards come miglior abbigliamento da viaggio 2014) con parka imbottiti che diventano sacchi a pelo, felpe ultra sottili, sacche che si trasformano in zaini e un cinque-in-uno cappotto-giacca-pantalone-gonna-shorts, e Jule Waible si è inventata per Bershka abiti origami che prendono volume e forma secondo convenienza. Ma c’è anche chi, come lo svedese Åke Axelsson, in una sacca da portare sulle spalle infila un tavolo, un paio di sgabelli e una panca, l’ultimo di una serie di designer che del camping mood e della dedizione all’effimero hanno fatto uno stile.
Tutto questo, e molto di più, ci porta nel lodge tendato della Tenuta delle Ripalte a sull’Isola d’Elba, come nel cuore della campagna francese, a sud della Dordogne, dove il Camping Les Ormes, tra castelli e villaggi romanici, ha impiantato tende del deserto con tanto di cuscini ipoallergenici e pure un pianoforte shabby chic. A Port Isaac, nel nord della Cornovaglia, purtroppo non c’è già più posto e si può prenotare solo per l’estate 2015, ma in Scozia, con una vista mozzafiato sul fiordo di Linnhe e le montagne dell’isola di Mull, potrete provare l’ebrezza di abitare dentro leggerissime cupole geodetiche, con interni realizzati a mano in pregiato legno di cedro giapponese, vasca idromassaggio compresa, letti con materassi in latex memory e lino biologico e, qua e là, corna di cervo, pelli di pecora naturali e poltrone in pelle di Charles Eames. Jim e Nicola, che dalla caotica Glasgow si sono rifugiati nel minuscolo porto di pescatori di Port Appin, assicurano che una vacanza in queste tende nascoste nel bosco di betulle, è il modo migliore per lenire la nostra anima. Come nel Red Kite Tree Tent di Builth Wells, nel Galles, dove le tende si arrampicano sugli alberi e le dimensioni ridotte (tre metri di diametro) sono un omaggio al motto di Mies van der Rohe “less is more”. Un minimalismo terapeutico insomma, un balsamo per corpo e occhi, ma in fondo da sempre, i nomadi, persino quelli urbani, non si riconoscono da quello che si portano dietro, ma da quello a cui sanno rinunciare.
Glampers network Lanciato nel 2009 dal guru dell’ospitalità glamping Garri Rayner, goglamping.net è la prima community al mondo di camperisti chic e quella che premia e raccoglie i boutique camping migliori in tutto il mondo. Di seguito sono nati anche glampinghub.com, glampinggetaway.com e, in Italia, glamping.it. Con una piccola attenzione, molti classici campeggi stanno strizzando l’occhiolino a questa tendenza. Non sempre però, grandi dimensioni e servizi iperturistici rispettano la filosofia di lusso discreto del vero glamping.