A ottant’anni si arrampica ancora sugli alberi. Il botanico francese Francis Hallé, il 20 settembre sarà libreria con Ci vuole un albero per salvare la città (Ponte Alle Grazie), un manifesto civico che spiega perché gli alberi sono i nostri migliori alleati contro il degrado ambientale. Ecco cosa ci ha detto.
Quando è nata la sua passione per gli alberi?
Avevo cinque anni e mio padre portò la mia famiglia lontano da Parigi, in campagna, a causa della guerra. Lì ho cominciato a giocare con loro. Poi sono diventato un botanico e ho viaggiato per il mondo dove gli alberi sono più numerosi.
Lei ha costruito un dirigibile per studiarli meglio. Perché?
Il dirigibile serve a studiare tutta la foresta. Aver accesso alle cime consente di vedere cose molto interessanti. I miei colleghi entomologhi hanno scoperto nuove specie di insetti. Io ho trovato una ripartizione di molecole attive, sostanze che possono servire per uso farmaceutico.
Che cosa è un albero per lei?
Innanzi tutto un essere vivente come me e lei. Ma è importante capire che gli alberi non sono individui, bensì colonie con tanti genomi diversi: un po’ come succede nel corallo. Inoltre ho grande curiosità per gli studi del neurobiologo Stefano Mancuso che all’Università di Firenze lavora sull’intelligenza vegetale.
Lei infatti critica l’albero inteso come semplice decoro urbano…
È una conseguenza della nostra scarsa cultura. Una questione di educazione che si può risolvere solo insegnando il rispetto verso questi esseri viventi fin da piccoli, a scuola.
Il suo libro è anche un manifesto politico diretto agli amministratori delle nostre città.
Senza gli alberi le nostre città sarebbero l’inferno. E bisogna anche ricordare che, mentre l’albero può fare a meno di noi, non si può dire il contrario. Questo dovrebbe far riflettere i politici sull’importanza di considerare gli alberi quasi come un diritto fondamentale dell’umanità.
Intervista già pubblicata su Repubblica del 15 settembre. Qui il link agli altri articoli sul tema