Cibo, Interviste
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Due chiacchiere con Pietro Leemann

Ho scambiato parole con Pietro Leemann per un mio pezzo per Style Piccoli, questa è l’intervista integrale.

A 15 anni folgorato da una charlotte russa.. è importante essere emozionati dal cibo quando non solo il nostro gusto, ma anche i nostri circuiti emotivi si stanno formando?

Sono convinto che noi nasciamo con delle predisposizioni. Siamo in un certo senso predisposti a una certa esperienza di apertura al cibo, ma è importante anche il luogo in cui viviamo e come ci vengono trasmessi l’educazione e il rispetto per il cibo. Io ero predisposto a essere vegetariano e alla qualità del cibo. D’altra parte sono nato in un famiglia in cui si cucinava bene e vicino alla natura….

Perché il cibo è così importante?

Perché il cibo è determinate, o meglio ci determina: a seconda del cibo che decidiamo di mangiare, noi abbiamo una trasformazione. Per questo è importane coltivare l’apertura verso il cibo tutto, soprattutto quello nuovo. L’atto di mangiare è in fondo un’affermazione di sé. Inoltre il  cibo va sempre osservato come fonte di condizionamento o di libertà. Se scegliamo libertà, dobbiamo essere certi di non aver nessuno condizionamento, se non scegliamo e siamo condizionati allora non siamo liberi…

Ma per lei il cibo è anche evoluzione personale: ha usato il cibo nell’educazione delle sue figlie? 

Possiamo educare con il cibo, ma sempre facendo uso della libera scelta. Quello che fa un genitore è di dare una conoscenza e un’educazione, però poi la scelta finale, quella che permette al ragazzo o alla ragazza di trasformarsi, spetta a loro stessi. È la decisione che è importante. Mia figlia più piccola è stata cresciuta vegetariana, ma quando ha cominciato a decidere lei cosa mangiare, ha scelto di mangiare il pesce. Mia figlia più grande, è stata vegetariana a fasi alterne. Educare non significa imporre, essere consapevoli di questo è fondamentale perché l’imposizione è sempre ideologica… Come genitori in realtà bisognerebbe prima di tutto essere d’esempio, ma guardando me stesso con occhio critico devo ammettere che io sono una persona golosa, non mangio con un distacco sufficiente.. e mangio troppo… D’altra parte, è pur vero che la vita è un corso organizzato per perfezionarci, e la dobbiamo vivere con questo scopo..

Come si educa e si costruisce il gusto?

È importante far conoscere una grande gamma di gusti fin dalla prima età. Far conoscere tutte le verdure per esempio: il motivo per cui i bambini non le mangiano, è molto spesso che non vengono loro presentate e poi una volta cresciuti, fanno resistenza. Inoltre, per gratificare, si dà una cosa dolce, ma è proprio lo zucchero a condizionare i ragazzi, che si ritrovano a mangiare molti dolci e molto zucchero che, guarda caso, l’industria alimentare mette anche dove si pensa non sia. Questo condizionamento è una sorta di trappola perché non permette loro di aprirsi, quindi se devo dare un consiglio è quello di utilizzare il meno dolce possibile. Infine, una cosa che noto che quando si è giovani si tende a fare poca colazione, e questo è un errore: il primo pasto della giornata è importantissimo, tanto che oggi si sa che molti problemi di sovrappeso sono legati a una prima colazione insufficiente.

Lei dice che quando arriva in casa di qualcuno, saluta e poi apre il frigorifero… cosa capisce da questo? E cosa c’è nel suo di frigorifero?

Ci sono tante verdure, e sempre dei latticini, che per i vegetariani costituiscono una proteina facile, come lo yogurt. Io amo poi la prima colazione, e quindi non manca mai un assortimento di marmellate e di burro.

Quanto è importante mangiare tutti insieme?

La condivisione del cibo è un momento sacrale, io cerco di trasmettere questo aspetto e recito una preghiera prima di mangiare, ma non impongo di farlo alle mie figlie. Confido che il seme e l’esempio rimanga e che anche il cibo, in questo modo, abbia un gusto diverso… Inoltre la convivialità è un aspetto affascinante: il cibo è il più importante strumento di relazione, in ogni momento della nostra vita è stato anche il simbolo e tramite per portare affetto e amore. Quindi, quando mangiamo dobbiamo pensare anche con chi stiamo dividendo il cibo e se il cibo è adatto al tipo di interazione che stiamo vivendo: il cibo da dare i propri figli è diverso da quello dato a uomo d’affari, così il cibo per un matrimonio e così via…

Mi spieghi questo trio: competitività = carne = prepotenza.

È una spirale: il cibo contiene anche un energia intrinseca e quando un cibo è derivato da un atto pacifico, allora ha un tipo di energia sottile, se l’atto è aggressivo invece, allora anche l’energia sarà aggressiva.

Questa sua consapevolezza del valore etico del cibo arriva anche con lo studio, con un certo stile di vita: non crede che questo rapporto con il cibo sia elitista?

No, penso che sia un’aspirazione. Se non conosciamo, almeno possiamo cercare e sperare di conoscere. Mangiare in mondo attento e consapevole è cosa per tutti, ma evidentemente per tutti ma la cultura implica un impegno. D’altra parte è pur vero che non tutti sono in grado di scegliere, allora è importante che chi sa e ha la possibilità di scegliere lo faccia in modo opportuno. Bisogna essere di esempio, chi è sotto i riflettori deve mostrare un senso di responsabilità nel messaggio che manda attraverso il cibo in modo da essere un esempio virtuoso per tutti gli altri…

Non mi pare che succeda…

Il cibo sano è il futuro per tutti, se non altro perché la società non riuscirà più ad assumersi i costi delle malattie. Il cibo non sano inquina, ammala, non è sostenibile. Come un pacchetto di sigarette. Inoltre noi compriamo troppo cibo e ne buttiamo troppo, è necessaria un’etica del comprare la quantità del cibo giusto.. La sensibilità comune sta comunque cambiando, ognuno di noi aspira al giusto e quindi credo che si possa ben sperare.

 

 

 

 

 

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Manuela Mimosa Ravasio è una giornalista professionista con una formazione da architetto. Ha lavorato per anni come caporedattore scrivendo di società e attualità in riviste del gruppo RCS e tutt'ora firma per i maggiori quotidiani e settimanali nazionali. Oggi svolge la sua attività da libera professionista offrendo anche consulenze in comunicazione, progettazione di contenuti e strategie narrative, e formazione per la promozione di territori.

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