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Asma Khan, il cibo oltre il cibo

Cosa ne è, del nostro piacere di stare tutti insieme intorno al tavolo a condividere cibo, che sia a casa o al ristorante, in tempi di pandemia? E dopo, che significato nuovo assumerà la parola convivialità? In occasione del Summit della Fondazione Barilla Resetting the Food System from Farm to Fork ho scambio due chiacchiere con la fondatrice di Darjeeling Express  Asma Khan, una chef che ha ben chiaro il valore etico e sociale del cibo. Questa è l’intervista integrale. Mangiare insieme, a casa o al ristorante, significa soprattutto condividere storie, vite, culture. Crede che la pandemia globale cambierà la nostra esperienza di “andare al ristorante” e la convivialità? No, non credo che l’impatto della pandemia avrà effetti negativi sul nostro rapporto con il cibo. Penso che continueremo a condividere un pasto con gli altri con entusiasmo e calore, sia a casa che in un ristorante. Anzi, penso che dopo tutto desidereremo ancora di più stare con gli altri, spezzare il pane con gli altri. Molto di più. Il settore della ristorazione ha sicuramente subito una flessione a …

Con e-bike, picnic e yoga. Il vino che non ti aspetti

E anche le degustazioni digitali le abbiamo provate. Instagram Live guidati da esperti enologi o sommelier, webinar che ci conducevano, si fa per dire, in cantina o in malga. «La tecnologia è servita a mantenere una vicinanza con clienti e turisti, in alcuni casi ad aiutare le vendite, e sicuramente di questa innovazione obbligata qualcosa rimarrà anche nel futuro, ma il digitale è per lo più uno strumento per la pre e post esperienza turistica tradizionale». Roberta Garibaldi, docente di Tourism Management all’Università degli Studi di Bergamo, recentemente entrata nel consiglio di amministrazione della World Food Travel Association, è un’esperta di turismo enogastronomico. «In verità l’enogastronomia non è mai stata la prima motivazione per intraprendere un viaggio, ma senza dubbio negli ultimi anni, il 94 per cento di chi si trovava in vacanza ha voluto fare questo tipo di esperienza. Gli italiani, in particolare, secondo le nostre ricerche, almeno per il 75 per cento tendono a muoversi nel territorio locale quando si parla di enogastronomia, cosa che, visto quello che ci dicono tutti i dati …

Mindful eating, il cibo non ha divieti

Si vede che delle diete, lampo, su misura, a giorni alterni o stagionali, ne abbiamo fatto una vera indigestione, se la critica ai “guru del nutrizionismo salutare”, quelli che promettono una sicura e gratificante perdita di peso, arriva da ogni parte. Dopo il manifesto gastro femminista della scrittrice americana Caroline Dooner, che dopo essersi guardata allo specchio e chiesta se avrebbe passato tutta la vita perennemente a dieta, ha deciso di mettere a punto un metodo anti dieta (The F*ck It Diet. Anche basta con la dieta. Mangiare è semplice, Sonzogno); ecco che il coach e terapista Philippe Tahon apre il suo libro Metti a dieta la tua mente (Gribaudo), con una lettera ironica indirizzata a quei dietisti che farebbero la sua fortuna. Tahon è infatti uno dei sostenitori della mindful eating, ovvero di un’alimentazione consapevole che dovrebbe restituire piacevolezza all’atto del mangiare. È facile essere d’accordo con chi sostiene che dal cibo noi siamo ossessionati: seguiamo con ansia l’ultima ricerca sui superfood, scegliamo gli alimenti basandoci sul loro potere nutritivo, pesiamo dai sali minerali …

Il futuro del food delivery

C’è stato forse un tentennamento, un sussulto di coscienza su qualche social network, magari dopo i dati recenti dell’Osservatorio Incidenti Rider Food Delivery istituito dall’Associazione Amici Polizia Stradale, poi però il digital food delivery ha ripreso la sua avanzata. Inarrestabile. È quasi diventato un sostantivo a sé. Invece di «Ci facciamo una spaghettata…», c’è sempre qualcuno che se ne esce con: «Chiamiamo un Deliveroo?». Oppure un Uber Eats, un Just Eat, un Glovo, che sembra ci sia la fila dei fattorini pronti a recapitarti sull’uscio un (qualsiasi) piatto pronto. In attesa di verificare se, nel 2030, come dice uno studio di UBS, la maggior parte dei pasti non sarà più cucinato in casa, ma in ristoranti o cucine esterne, non resta che prendere atto dei numeri dell’ultimo rapporto dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, e che dice che il Food Delivery è il primo comparto del mercato on line con 566 milioni di euro e una crescita del 56 per cento rispetto al 2018, e che ormai quasi la metà degli italiani può usufruire di questo …

Il cibo plant based è un affare da veri uomini

«Picchi come un vegetariano!», dice Arnold Schwarzenegger a Sylvester Stallone durante una scena del film Escape Plan. Ora Arnold Schwarzenegger è uno dei produttori di The Game Changers, insieme a Jackie Chan e James Cameron, e durante il documentario l’ex carnivoro e attore culturista confessa: «Per anni ci hanno fatto credere che mangiare bistecche fosse da veri uomini, ma non era vero». In effetti, smontare l’equazione virilità uguale mangiatore di carne, è una delle strategie che il premio Oscar Louie Psihoyos adotta per convincere i maschi, quelli veri, che diventare vegani aumenterà i loro muscoli, nonché le loro prestazioni in fatto di forza, prestanza atletica, e sì, anche sesso. Per farlo arruola atleti vincenti come Lewis Hamilton, James Wilks, Patrik Baboumian, Scott Jurek, Nimai Delgado, Morgan Mitchell e molti altri (si vede anche Novak Djokovic), molti scienziati e studiosi dell’alimentazione e, al fine, anche ambientalisti. La loro voce si sente negli ultimi dieci minuti del documentario-inchiesta, quando con naturalezza snocciolano alcuni dati come il fatto che la produzione di alimenti per carni, latticini, uova e pesce consuma l’83 per …

La carne del futuro sarà biomimetica. E plant based

Quando, un paio di anni fa, Bill Gates assaggiò una delle prime versioni di carne biomimetica, ovvero una carne vegetale capace di ricreare sapore, consistenza ed esperienza sensoriale del tutto simili alla carne vera, disse che quello che stava mangiando non era solo un sostituto intelligente della carne, ma il futuro del cibo. Aveva ancora una volta ragione, il solito Bill, che se la nostra consapevolezza sull’alimentazione salutare aumenta, non cala invece il desiderio di cibarci di carne. E d’altra parte, come sottolinea lo studio di The Good Food Institute, quando dobbiamo scegliere cosa mettere nel piatto, è il palato che comanda e, con una popolazione mondiale che entro il 2050 arriverà a 9,8 miliardi, la domanda di cibo derivato da animali è destinata ad aumentare del 70 per cento. Basta fare due semplici conti per capire che la Terra non reggerà a questa richiesta: «L’ultimo rapporto delle Nazioni Unite ribadisce che il vero problema del nostro pianeta è l’uso di terra agricola per l’allevamento di animali», dice Sebastiano Cassia Castiglioni (la mia intervista completa …

Sebastiano Cossia Castiglioni, la carne del futuro non sarà di carne

Lo definiscono un imprenditore attivista. I suoi interessi sono il vino, il cibo, la tecnologia, l’arte, ma soprattutto gli animali e i loro diritti. E il pianeta tutto, che lo sfruttamento del suolo ha un effetto disastroso sul cambiamento climatico. Sono cose risapute. E quello che mi colpisce di più di Sebastiano Cossia Castiglioni, in questi tempi di affannosa ricerca di profitti, e in breve tempo, è che si possa muovere denaro e contemporaneamente pro-muovere uno stile di vita equo. Ma mi colpisce anche l’esistenza visione in grado di com-prendere la complessità che ci circonda, visione che sembra sostenere i suoi investimenti. Lo incontro per parlare della carne del futuro, dei voli in borsa di Beyond Meat, il che in parte significa riflettere su come va il mondo e di come possiamo veicolare un’altra idea di impresa. Cosa c’è dietro il Castiglioni pensiero? Una visione che mi accompagna da 35 anni: avevo 15 anni quando per la prima volta mi sono concentrato sul tema etico degli animali e sull’interazione con l’uomo. È questo che forma la mia …

The F*ck It Diet. La dieta femminista

La rivelazione, la scrittrice americana Caroline Dooner, l’ha avuta la mattina del suo ventiquattresimo compleanno quando ha mangiato, tutti insieme, venti pancake di zucca e di farina di mandorle senza zucchero. Poi si è guardata allo specchio e si è chiesta: “Passerò tutta la vita così? A contare calorie e cucinare cibi senza un minimo di gusto destinati a essere consumati in religiosa solitudine? Perennemente a dieta ed eternamente insoddisfatta?”. La risposta l’ha trovate in quella che è considerata la bibbia anti diete per eccellenza, The F*ck It Diet. Anche basta con la dieta. Mangiare è semplice (Sonzogno), e in t-shirt e shopping bag con messaggi motivazionali che lei stessa ha fatto produrre. In una si legge: “The F*ck It Diet mi dà l’energia di cui ho bisogno per lottare contro il patriarcato”. Perché quella di Dooner è una battaglia a favore del corpo, o meglio di tutti i corpi, delle donne, e per dimostrare che ci sono sempre dei buoni motivi per mandare a quel paese una dieta. Perché le diete falliscono sempre. Tu no. …

La dieta che salva il pianeta

Da dove si comincia a salvare il pianeta? Dalla tavola. Dichiarazioni di lotta ecologista a parte, è questo il messaggio lanciato dai 37 esperti in materia di salute, nutrizione, sostenibilità ambientale, economia, della EAT Lancet Commission, e che qualche settimana fa, sul famoso settimanale scientifico inglese, ha reso noto la Health Planetary Diet. Detta anche Dieta dell’Antropocene, termine che indica l’epoca geologica attuale, è una vera tabella di marcia per l’intera filiera alimentare, dalla produzione al consumo, da qui al 2050, nonché il primo dei documenti che mostreranno come la nostra salute coincida con quella del pianeta. La dieta, di per sé, suona così: diminuire del 50 per cento il consumo di carne rossa, farine raffinate e zucchero, e aumentare quello di frutta, verdura, farine integrali, legumi, semi oleosi e pesce. E poiché le tavole del mondo non sono tutte uguali, ci sono alcune differenze continentali: mentre i nordamericani dovrebbero diminuire dell’84 per cento il consumo di carne, agli europei se ne chiede un taglio di “solo” il 77 per cento, con l’indicazione di mangiare però …

La cucina del senza. Tempo scaduto

Senza glutine. Senza lievito. Senza lattosio. Quella verso “la cucina del senza” sembra una vera e propria passione per gli italiani, tanto che nel 2018 il giro d’affari intorno ai prodotti free è arrivato a toccare i 3,3 miliardi di euro, quasi il 14 per cento del totale del food confezionato (dati Osservatorio Immagino Nielsen). Verrebbe quasi da proclamare un’emergenza nazionale se non che, a ben guardare i dati dell’ultimo Rapporto Eurispes Italia 2019, si scopre che più che intolleranti, siamo al solito un poco creduloni. Per esempio, su un quarto degli intervistati che acquista prodotti senza lattosio, poco più dell’8 ha una “vera” diagnosi di intolleranza. Lo stesso vale per il glutine (19 contro 6) e il lievito. In pratica, ci priviamo di apporto nutritivo senza una ragione scientifica, senza reale indicazione medica. Confondendo allergie con intolleranze e affidandoci a test con nessuna evidenza scientifica. E ora, il cambiamento di rotta definitivo sul binomio salute cibo. Quello che potrebbe finalmente frenare questo prolificare di decine di intolleranze alimentari e calmare questa bulimica ossessione. Racconta …