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Valpelline, il lusso che viene dal nulla

L’ennesimo anno con poca neve e un caldo anomalo sulle vette. I gestori degli impianti cominciano a chiedere sussidi e aiuti di fronte a un’economia appare sempre di più non sostenibile. Eppure, esiste una strada per la montagna al di fuori della monocultura dello sci. Alcuni questa strada stanno cominciando a tracciarla, come Daniele Pieiller presidente dell’Associazione Culturale NaturaValp che dalla Valpelline mostra, raccogliendo premi e riconoscimenti, che un’altra montagna è possibile. Io ho fatto due chiacchiere con lui mentre preparavo un servizio sui trekking fotografici in Valle d’Aosta per il magazine Dove (lo si trova nello Speciale Viaggi 2023 in edicola fino a fine gennaio), e siccome credo che le parole piene di senso non debbano essere dette invano, le ho riportate qui. Sperando forse che la ricetta Valpelline, lontano dal farne un copia-incolla senza senso, possa almeno avviare più di qualche riflessione su una montagna che non deve sentirsi condannata dal cambiamento climatico. Anzi. Dove nasce il successo e il riconoscimento al modello Valpelline? Eravamo una decina di persone, tra operatori turistici, una guida …

La montagna attraverso l’obiettivo

Non ci si stanca mai di guardare la montagna. Chi ha la fortuna di frequentarla assiduamente sa però che l’autunno è uno dei periodi più belli. E da molto tempo prima che ci invaghissimo per il foliage. Uno dei modi per vivere la montagna fuori stagione, è quello di guardarla attraverso l’obiettivo di una macchina fotografica. «Negli ultimi dieci anni molte persone appassionate di montagna, che l’hanno frequentata solo in estate, con la “scusa” della fotografia hanno scoperto una montagna “altra”. I trekking fotografici sono per i territori un’opportunità, a mio parere ancora poco esplorata, per promuovere in modo consapevole un turismo lento e di qualità. Si tratta dell’esatto contrario di quello “mordi e fuggi”, perché grazie alla fotografia si possono scoprire luoghi e storie con profondità, leggere il paesaggio, incontrare chi vi abita e frequentare le terre alte tutto l’anno». Chi parla è Mirko Sotgiu,  fotografo e regista di montagna, giornalista, accompagnatore di media montagna, che organizza trekking fotografici (qui le info). «La montagna ha molto da mostrare, ma siamo sempre noi che dobbiamo osservare, che dobbiamo …

Sentiero Calabria, una montagna nel cuore del Mediterraneo

654 km che percorrono tutta la dorsale della punta dello Stivale. È questo il nuovo Sentiero Calabria, una montagna nel cuore del Mediterraneo, che si candida a essere “the next big thing” dell’ecoturismo lento. Un cammino che unisce i Parchi Nazionali dell’Aspromonte, della Sila e del Pollino, delle Serre (foto di apertura) in 34 tappe con l’obiettivo dichiarato di emancipare questa regione dal turismo balneare. Il progetto è stato realizzato dalla Regione Calabria con gli enti dei quattro parchi Nazionali, completato proprio nel 50esimo anniversario della Convenzione per la Protezione del Patrimonio Mondiale Unesco (tra i quali, dall’anno scorso, si annoverano le antiche faggete dei parchi nazionali dell’Aspromonte e del Pollino), e ha ispirato anche un omonimo documentario, Sentiero Calabria, prodotto da Doc Creativity, diretto dal regista reggino Antonio Melasi. Non si tratta di una però, ma di tante montagne diverse, almeno quattro quelle del Sentiero Calabria, dicono gli abitanti, ché pochi ricordano che se l’Italia conta venti parchi nazionali, è in Calabria che ci sono i tre più grandi, compreso il più grande d’Europa, ovvero il Parco del …

Margherita di Savoia e la libertà trovata sulle montagne

Dopo che, il 29 luglio 1900, l’anarchico Gaetano Bresci assassinò a Monza il marito re Umberto I con tre colpi a polmoni, costato, e cuore, Margherita si assicurò che la pallottola fatale, insieme agli abiti insanguinati, fosse conservata in un cofanetto disegnato dall’architetto Achille Majnoni. Lo stesso che per anni si era occupato delle dimore reali e della ristrutturazione degli interni della villa Reale di Monza, e che da lì a pochi anni avrebbe realizzato a Gressoney Saint Jean, poco distante dal famoso Castel Savoia, villa Albertini. È un dettaglio curioso, ma non di poco conto. “Il più gran delitto del secolo”, come lo definì lei stessa, sugella il passaggio tra le “due vite” della prima regina d’Italia, inizialmente impegnata nel nobilitare, utilizzando in primis la propria immagine sapientemente divulgata con stampe e cartoline, la giovane monarchia; poi, da regina madre alleggerita dai vincoli degli impegni ufficiali, libera di dedicarsi alle sue passioni. Come viaggiare in Norvegia, Bretagna, Olanda e Germania, e guidare le sue auto. Ne collezionerà decine, Itala, Fiat, Rapid, Talbot, ciascuna per …

Quel filo di lana che unisce la Valgrisenche

Trama e ordito. Telaio e spole. Tessere la lana è un gesto simbolico che mette radici nell’antichità e nei nostri miti. Per lo più arte femminile, a volte associata all’inganno, ma anche al lento fluire del tempo, e dei tanti destini. In Valgrisenche, le pays des tisserands, la lana si tesse con uno speciale telaio a quattro licci dal 1700. Se ne trova ancora qualcuno nelle case più vecchie, anche se non più nelle stalle, l’ambiente più caldo e umido dove un tempo era sistemato, mentre altri nove, sempre in legno e conformi agli originali, sono nel laboratorio di Les Tisserands, una cooperativa di quattro donne, Luana Usel, Emy Maguet, Aloyanne Aslik e Caroline Houal, che mantiene viva l’antica tessitura del DRAP della Valgrisenche. «Un tempo erano gli uomini a premere i quattro pedali, spingere il pettine e far andare il telaio. Le donne in vero si occupavano della lavatura, filatura e tintura, compiti meno pesanti» dice Luana. «Oggi siamo noi che tessiamo secondo la tecnica tradizionale, offrendo anche tessuti più moderni, magari più morbidi …

Rifugi: ecco le sentinelle del clima

Abbiamo ancora negli occhi quelle immagini. Una torre di ghiaccio che si sgretola, una montagna che precipita insieme alla sua memoria, alle nostre certezze. Il crollo della Marmolada ci ha ricordato, se ancora ce n’era bisogno, l’urgenza della questione climatica, perché quello che succede lassù è né più né meno che un avvertimento. «Il ghiacciaio è una vera sentinella del cambiamento climatico», dice Cristian Ferrari, presidente della Commissione glaciologica della SAT. «Chi vive l’alta quota ne vede per primo gli effetti, e assiste, anno dopo anno, alla montagna che si modifica. Il ghiacciaio della Marmolada a fine Ottocento occupava 700 ettari, oggi, 150: una riduzione che dal 2000 ha avuto un’accelerazione preoccupante dovuta a quello che si definisce forzante antropica. In poche parole: siamo noi». Siamo noi che forse per troppo tempo abbiamo considerato le montagna (e la Terra tutta) una zona di conquista, un parco giochi dove mettere in scena imprese muscolari, quando invece dovrebbero essere, lo scriveva già John Ruskin, “cattedrali della Terra”, e maestre di vita. Lezioni montanare CAI e CNR, per …

Biennale Gherdëina, l’arte per una comunità di montagna

Arte e montagna si nutrono da sempre reciprocamente. Chi frequenta le ascese sa che i confini tra spazio geografico ed emozionale sono sottili. Ispirazione e aspirazione convergono, e il paesaggio, da oggetto contemplativo e ricreativo, diventa medium culturale. Personalmente dell’arte ho una frequentazione da appassionata, e della montagna, da devota adepta, ma ogni qualvolta le ho viste convivere, non ho avuto dubbi sul modo naturale, parola che in questo caso risuona doppiamente, in cui le vette accolgono le arti. Anche la Biennale Gherdëina, che ha preso il via il 20 maggio in val Gardena (fino al 25 settembre), pare alimentarsi del dialogo tra queste forme elette. Il titolo Persones/Persons, curatela di Lucia Pietroiusti e Filipa Ramos, mi dice però anche qualcosa della montagna di oggi. Sempre più terra “alta” e “altra”, in cui un paesaggio idealizzato e consumato fa spazio alle vite e alle voci che lo abitano. Le Persones della Biennale Gherdëina, dicono le curatrici, sono albero, lago, pietra, animale, vita, parola; che sono io e voi, ma soprattutto sono anima e carne di questi luoghi. Si …

Asturie, la formula vincente della sostenibilità

«Se Shakespeare fosse passato di qui, non avrebbe mai prestato attenzione alle scogliere di Dover». Era il 1786 quando Joseph Townsend si trovava a viaggiare nelle Asturie. Quel verde abbacinante, il blu selvaggio, le falesie rosse e oro, dovevano averlo colpito parecchio. Gli ricordavano casa, eppure non potevano essere più diverse. Più calde, più primitive, intense. Le Asturie sono considerate fenomeno atipico in tempi di pandemia. La scorsa estate l’occupazione delle strutture turistiche è arrivata fino al 92,7 per cento e, a fine stagione, si registrava un aumento di turisti internazionali dell’1,7 rispetto ai dati pre-Covid (12,5 quelli nazionali). La ragione di questa radicata e inesauribile capacità di attrazione sta nella promessa, mantenuta, di offrire agli ospiti una connessione autentica con la natura. Gli asturiani sono orgogliosi di aver impostato tutta la loro accoglienza sulla sostenibilità fin dagli anni Ottanta, ben prima quindi che questa parola diventasse “di moda”. E ora, che sulla Strategia del Turismo 2020-2030 la vocazione green è perseguita integrando all’equilibrio ambientale, identità culturale, economia dei territori e comunità, la strada verso la …

L’essenza delle Alpi con Carlo Gabasio

“Te ne sei accorto, sì / Che parti per scalare le montagne / E poi ti fermi al primo ristorante/ E non ci pensi più”, canta Brunori Sas nella sua La Verità. Ed è vero, visto che oggi sempre di più si parte per scalare la montagna, conquistare le Alpi, ma di fatto, ci si ferma al primo rifugio. Di solito anche gourmet. Un’evoluzione dell’escursionista o turista di montagna di cui ho parlato con Carlo Gabasio, guida alpina dal 1991, formatore di guide dal 1997, e tra i soci fondatori (gli altri sono Guido Chiarle, Paolo Chiarle, Stefano Maffeo e Isabella Strona) di OverAlp, un tour operator specializzato in montagna e turismo outdoor nelle Alpi. Quanto sta cambiando il turismo in montagna? Quando ho  iniziato a fare la guida, la montagna era solo per gli alpinisti e per chi la frequentava per tradizione di famiglia. L’outdoor in Italia, fino a pochi anni fa, non è mai stato una reale alternativa per le vacanze o il tempo libero, tanto che, quando proponevo attività didattiche per conoscere la montagna …

Vallese, sette villaggi senza auto

È stato con un referendum negli anni Cinquanta, che gli abitanti dell’Aletsch Arena (e i villaggi di Bettmeralp, Riederalp, nella foto, e Fiescheralp) decisero di rinunciare alla realizzazione di una strada, dirigendo il futuro di questa zona del Vallese verso un destino senza auto. Almeno quelle che producono smog e rumore visto che, come in altri quattro villaggi nel Vallese, si può circolare con i mezzi elettrici degli alberghi e del trasporto pubblico, e naturalmente a piedi e in bicicletta. Per arrivarci si usano gli impianti di risalita da fondovalle, dove ci sono anche le stazioni ferroviarie e i parcheggi di corrispondenza: da Mörel si sale a Bettmeralp, da Betten a Riederalp, e da Fiesch a Fiescheralp. Ci ritroveremo in un altopiano sui 2000 di altitudine Patrimonio Naturale dell’Umanità Unesco, immersi in un verde silenzioso puntellato da specchi d’acqua in cui si riflette il cielo, tra casette in legno scurite dal sole e dalla neve, un sole che scalda anche per 300 giorni l’anno, e qualche chiesetta candida che invita alla meditazione in altitudine (come la cappella Maria …