appunti di viaggio
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Camminare fa rima con meditare

«I piedi dicono tutto di una persona. Sul passato e sul presente». Daniela Castiglione, reflessologa plantare, ha cominciato a camminare sei anni fa poi, l’anno scorso, la scommessa: affrontare il Cammino di Santiago offrendo massaggi ai piedi in cambio delle storie di viaggio di chi incontrava. Ne è nato un libro, Ai piedi di Santiago (Ediciclo), da pochi giorni in libreria, in cui le piante dei piedi sono state trasformate in una sorta di mappe viventi: «Ho tracciato le linee del plantare come se fossero sentieri di un percorso di vita personale, ognuno ha il suo, come un’impronta digitale. Le persone che camminano hanno un piede di solito molto curato e più consapevole, educato alla mobilità. Sono piedi che stanno bene, collegati alla terra, vivi e presenti». In questi anni ci hanno ripetuto fino alla noia che ogni giorno dovremmo fare 10mila passi. Il numero magico per stare in salute e che ha portato per strade e parchi migliaia di persone. Eppure mettere un piedi davanti l’altro è molto di più di un esercizio fisico. Secondo quanto scrive il norvegese e primo uomo a raggiungere il Polo Sud in solitaria Erling Kagge in Camminare. Un gesto sovversivo (Einaudi), è tutto.

Camminare ha fatto sì che sviluppassimo linguaggio e cervello e se esiste un pericolo per l’umanità è proprio quello di smettere di camminare e di stare dritti. Di stare seduti insomma, in senso proprio e metaforico. Tutti i grandi pensatori del resto camminavano, da Kierkegaard, che interrogava i passanti passeggiando per Copenaghen, a Nietzsche che elaborò la teoria dell’eterno ritorno calpestando il muschio intorno ai laghi di Sils Maria (dove ancora c’è una passeggiata che porta il suo nome), fino, in tempi decisamente più recenti, a Steve Jobs, che nella Silicon Valley ha lasciato l’abitudine di meeting itineranti considerati particolarmente fecondi di idee. Secondo lo psicologo Marc Lestal, camminare sarebbe infatti il modo migliore per meditare, cosa che prova persino a insegnare nel suo ultimo Kin Hin. Meditare camminando (Vallardi), spiegando come la schiena e la testa debbano restare perfettamente diritte per non lasciarsi distrarre da ciò che ci circonda, e come il ritmo del respiro debba essere in armonia con la velocità dei nostri passi: quattro chilometri in un’ora ad andatura normale, sei se è più sostenuta. Ma Lestal ci invita anche a scegliere la camminata che fa per noi. Da quella zen, con un tragitto circolare, alla vipassana, con un’andata e ritorno lineare, dal breathwalkche prende a prestito la tecnica del kundalini yoga con sequenze ritmiche di respiro sincronizzate con i passi, alla camminata afghana, a metà strada tra la meditazione e l’attività sportiva, o alla contemplativa dei masai… La cosa in comune è che a un certo punto, nel bosco come in ufficio, ci si toglie le scarpe perché, parafrasando Kagge, chi cammina sente il bisogno di muovere le dita e non avere uno spesso strato di gomma tra sé e il mondo.

Andrea Bianchi, dall’8 maggio in libreria Con la terra sotto i piedi (Mondadori), del barefoot hiking, il camminare a piedi scalzi nella natura, dopo anni di workshop in giro per l’Italia, ne ha fatto una scuola, la prima in Italia, che (re)insegna a camminare a piedi nudi: «Molti si avvicinano per il bisogno sempre più forte di un contatto diretto con la natura, ma togliersi le scarpe ci ricollega anche a una dimensione infantile che è dentro di noi» dice Bianchi. «Il primo beneficio infatti lo si ha sull’umore, in seguito, si avverte un miglior rapporto con il freddo, l’ossigenazione dei tessuti, la vitalità che viene dalla sollecitazione del sistema cardiocircolatorio, e una miglior prensilità delle dita dei piedi e una miglior postura che alleggerisce la schiena». A Polcenigo, provincia di Pordenone, e ad Arco, vicino a Trento, si sono formati i primi gruppi per camminate scalze settimanali. «Come spiego nel libro, camminare è solo il punto di partenza per affrontare temi come la spiritualità e il rapporto tra Uomo e Natura» conclude Bianchi. Riflessioni di cui si sente evidentemente il bisogno se i suoi barefoot walking lungo il Sentiero di San Vili da Madonna di Campiglio a Trento, presso l’orto botanico alpino Viote di Monte Bondone (il 6 maggio), e nel parco secolare di Villa de Probizer (disegnato per Mozart) a Rovereto, (25 maggio, altre date su ilsilenziodeipassi.it) sono sempre più richiesti in tutta Italia. Che a piedi, si sa, si arriva sempre lontano.

Articolo già pubblicato sul settimanale Gioia! del 7 luglio 2018

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