Arte e montagna si nutrono da sempre reciprocamente. Chi frequenta le ascese sa che i confini tra spazio geografico ed emozionale sono sottili. Ispirazione e aspirazione convergono, e il paesaggio, da oggetto contemplativo e ricreativo, diventa medium culturale. Personalmente dell’arte ho una frequentazione da appassionata, e della montagna, da devota adepta, ma ogni qualvolta le ho viste convivere, non ho avuto dubbi sul modo naturale, parola che in questo caso risuona doppiamente, in cui le vette accolgono le arti. Anche la Biennale Gherdëina, che ha preso il via il 20 maggio in val Gardena (fino al 25 settembre), pare alimentarsi del dialogo tra queste forme elette. Il titolo Persones/Persons, curatela di Lucia Pietroiusti e Filipa Ramos, mi dice però anche qualcosa della montagna di oggi. Sempre più terra “alta” e “altra”, in cui un paesaggio idealizzato e consumato fa spazio alle vite e alle voci che lo abitano.

La performance di Barbara Gamper Somatic Encounters Earthly Matters You Mountain You River You Tree in Vallunga @TiberioSorvillo
Le Persones della Biennale Gherdëina, dicono le curatrici, sono albero, lago, pietra, animale, vita, parola; che sono io e voi, ma soprattutto sono anima e carne di questi luoghi. Si tratta di un cambiamento recente nella lettura della montagna, cambiamento necessario per farla uscire dalla dimensione eroica e portarla nel territorio della viva realtà e della contemporaneità e su cui riflette anche questo sito. Ha ragione quindi la direttrice della Biennale Gherdëina Doris Ghetta, quando dichiara che: «Questa edizione guarda ad alcune delle questioni più urgenti del nostro tempo, riunendo alcuni degli artisti e artiste più interessanti del panorama contemporaneo». Perché la montagna riassume in sé le questioni indifferibili, e dopotutto anche le opportunità, che gravano sul futuro della Terra. Il tracciato dell’opera Sentiero di Alex Cecchetti a Santa Cristina (foto sopra @Tiberio Sorvillo), visitabile da sabato 21, sarà custodito da un gruppo di guide locali formate dall’artista, le stesse che poi accompagneranno in un cammino, quel cammino che è poi di solito la via regina per vivere la montagna, trasformato in una sorta di performance collettiva. La Biennale Gherdëina vuole infrangere i confini tra arte e pubblico, celebrando allo stesso tempo una nuova relazione tra Uomo e Natura. La Cerimonia di cottura del pane di Gabriel Chaile organizzata in collaborazione con Forno di Ivo De Pellegrin nel centro di Ortisei il giorno dell’inaugurazione, mi ricorda invece che il pane di montagna è soprattutto una storia di partecipazione. Chi aveva visto chiudere i forni collettivi li vuole riaprire anche solo per ri-scaldare il cuore della comunità. Si recuperano i grani locali, e insieme, radici e identità. Un desiderio di comunanza, di ritrovare e ritrovarsi, infine di essere, in natura, persone. (Testo critico già scritto per Telescope)

La performance di Angelo Plessas The Meditation of all Beings al Castel Gardena di Selva Gardena @TiberioSorvillo
È comunque un team tutto al femminile quello della Biennale Gherdëina. La direttrice Doris Ghetta e le curatrici Lucia Pietroiusti e Filipa Ramos, hanno scelto il titolo Persones/Persons perché in montagna tutto, dalla natura agli abitanti, ci parla di comunità e bene comune. Si potrà passeggiare, nel centro di Ortisei, tra le opere d’arte presso la Sala Trenker e l’Hotel Ladinia. Il cammino nell’opera Sentiero di Alex Cecchetti è a Santa Cristina, mentre a Vallunga, nel Parco Naturale Puez-Odle, si potrà assistere alle performance di Barbara Gamper e di Hylozoic/Desires. Il tutto “condito” con cene in piazza, feste, perché, fino al 25 settembre, gli eventi collaterali e le attività aperte al pubblico saranno tantissime. Laboratori sull’intaglio del legno, tintura naturale dei tessuti, incensi e ricamo anche per famiglie; incontri e letture su temi ambientali; passeggiate nei boschi per scoprire la storia delle Dolomiti.